I tylecodon...che amore
I miei paniculatus, dopo la pioggia a vento e il calo delle temperature minime, hanno deciso di fare un giro da
Cesare Ragazzi Per essere precisi, i tylecodon che sono in pieno risveglio sono: entrambi i paniculatus, reticulatus, wallichii e un piccolissimo cacalioides (tutti da seme). In dormienza, come negli anni addietro, ci sono ancora: bucholzianus, pearsonii, decipiens e racemosus. Se avrò modo, posterò qualche foto
Come detto da Pasquale - alla faccia dei paniculatus che ci mostri
- sono piante brevidiurne, dormienti nei mesi a cavallo tra aprile e agosto, almeno a Roma, di facile coltivazione e dalle esigenze davvero esigue. Come tutte le invernali, il problema sorge quando sono in piena attività e le temperature minime si attestano sullo zero o anche meno. Soluzione? Dimenticarle. A dicembre e gennaio non le annaffio affatto. Così come mi comporto con le othonna, le dioscorea elephantipes e altre piante a vegetazione invernale. Contando le temperature più miti e quindi un dispendio d'acqua nettamente inferiore, se paragonato a quello che condiziona le piante a vegetazione longidiurna, alla fin fine, neanche bisogna crearsi troppo il problema di quando irrigare e con che frequenza. Tanto per citare un esempio, il mio reticulatus ha preso due/tre annaffiate in un anno, ha vegetato alla grande, fiorito e ora si è risvegliato più ringalluzzito che mai. Il paniculatus ho notato che abbisogna di più acqua, rispetto ad altri. Ovviamente va fatta una distinzione tra pianta di grandi dimensioni e pianta giovane; le esigenze in termini di quantitativo d'acqua ovviamente cambiano. Per le piante piccole, specie nane comprese, soprattutto in estate, conviene spostarle in zone meno soleggiate, anche in ombra luminosa, per poi offrir loro in inverno un posto con la maggiore esposizione disponibile. Mentre gli esemplari e le specie più grandi che posseggo godono di un esposizione a sud, per tutto l'anno. Il bucholzianus e il decipiens, dopo la fioritura, li ho bagnati. E hanno sicuramente gradito, vista la velocità con la quale hanno riacquisito turgore. Questi ultimi, tra tutti, sono quelli che hanno le foglie più caduche. Se le minime scendono di molto, arrivano a perderle anche tutte. Ma la pianta, già solo a guardarla, lascia ad
intendere che fotosintetizza anche - e soprattutto - dai fusti verdognoli ricchi di clorofilla
Personalmente li tengo all'esterno, nelle scaffalature, in luogo riparato da pioggia e vento. Tutti hanno risposto bene negli anni passati, eccetto un wallichii che ha avuto qualche serio problema agli apici per poi capitolare (non credo ci fosse correlazione tra morte e temperatura bassa, piuttosto lo zampino di qualche parassita insidioso).
Saluti!