Il Ferocactus herrerae cresce lungo la fascia costiera e l’ arido interno del Messico che volge verso il mare di Cortes, specchio d’acqua racchiuso tra la Baja California e il Messico, famoso per le balene che nelle sue acque tiepide si riproducono.
Il F. herrerae è considerato in alcuni casi una forma del F. peninsulae, anche se ci sono delle diversità sostanziali nell’apparato radicale, nelle spine e nei frutti, mentre in alcuni altri casi viene considerato un sinonimo di F. wislizenii, ma, anche in questo caso, alcune diversità sostanziali, ad es. il numero delle coste, non fa essere certi di questa affermazione.
Qualunque sia la sua origine, rimane una gran bella pianta, di rapido sviluppo e di coltivazione molto semplice.
Coltivarla come vedremo in seguito, però, non richiede coraggio come potrebbe venir di pensare, ma molta curiosità, quella curiosità che mi ha portato a pensare che, forse, non è giusta l’affermazione comune secondo cui “i cactus e l’acqua sono nemici”.
Sono convinto che chi consiglia di “bagnare una volta al mese” o “solo una vaporizzata, ma ogni tanto” forse non li conosce bene o non vuole conoscerli. Ho provato, quindi, a fare una cosa del genere. Inizialmente col timore di sacrificare una pianta sull’altare della scienza sperimentale, poi, via via che passava il tempo, e sono già passati SETTE anni, e ho cominciato a farmi domande sul perché non marcisce, anzi cresce e sano, allora ho capito l’importanza dell’ossigeno nelle radici e del sole sulla pianta o su come fornirgli il nutrimento. Ho imparato che le cellule vegetali non sono corpuscoli ebeti e senza cervello che assumono acqua fino al punto di scoppiare ma sono organismi intelligenti e di tutto rispetto.
Ho sempre sostenuto che coltivare piante grasse (la maggior parte) non è quella gran difficoltà che molti vogliono far credere e credo che questa sia una prova. Molti sono i luoghi comuni da sfatare, ma senza un pò di “curiosità”, quella sana curiosità che, ad esempio, non ti fa standardizzare il tuo giardino ma ti porta a cercare e sperimentare nuove essenze per la siepe al posto del “solito rincospermo”, molti continueranno a dare l’acqua una volta al mese alle grasse e piantare “rincospermo” intorno casa!
Vogliamo parlarne? Volete provare (o già avete provato) anche voi?
Ciao. Carlo.
P.S.: Recentemente ho letto diversi vecchi numeri di Gardenia; nel numero 41 del Settembre 1987 (ventitre anni fa!) a pag. 74 c’è un articolo a firma M. C. Zaza sulle grasse in idrocoltura: l’avessi letto prima!!!
P.S. 2: L’ Aloe maculata (syn. A. saponaria) è in idrocoltura dal 2 maggio 2010.