da dnts » 20/01/2007, 19:36
Ciao Megara,
ho pensato a cosa rispondere, il problema è che io di risposte in fondo non ne ho.
Può sembrare assurdo questo, ma diciamo che non credo nei terricci miracolosi.
Qualche decennio fa', mi innamorai degli alberi di Castagno.
Durante una mia escursione alle pendici degli Appennini, decisi di prelevarne uno di quei quasi appena nati.
Il risultato fu che dopo un breve periodo morì.
Come mio solito, decisi di riprovarci, questa volta seminando delle castagne, ma il risultato non cambiò.
Pensai allora che potesse essere il terriccio la panacea, in un ulteriore mia escursione prelevai un qualche sacco di quella terra e vi posi sia qualche piantina prese in loco che dei semi.
Il risultato è che non ho alberi di Castagno, come d'altronde qui in riva al mare non ve ne nessun altro.
Stessa cosa, feci allora con le Primule e i Ciclamini, del sottobosco delle mie zone, con analoghi risultati.
Oppure che dire di quelle poco appariscenti Orchidee che crescono nei nostri prati, prova a coltivare ( non puoi, da anni sono specie protetta) e vedrai che non ti risulterà semplice.
Se poi questo non basta, ti posso dire che da analisi fatte da altri per alcuni specie di cactacecae, risulta che la stessa specie a volte vive sia in terreni basici, che in sub acidi, con percentuali di sabbia, limo o anche humus e quant'altro molti diverse da luogo a luogo.
Rispetto a tutti quei ammendanti, che non sono a pronta cessione, posso dire un mio pensiero.
Le varie farina d'ossa o cornunghia, hanno bisogno di disfarsi per essere disponibili, di solito in agricoltura vengono usati in preparazione di un terreno ben sapendo che poi gli effetti non sono immediati, ma che la disponibilità è da considerarsi a "lungo termine".
La mia opinione è che nei nostri terricciati, poveri e per molto tempo asciutti, i benefici del disfacimenti di un qualsiasi materiale, sia da considerarsi quasi e solo come ipotetica.
Mi è capitato nel mio riciclare i miei inerti, quali pozzolana e simili, di vedere come ad esempio una foglia di Buecarnea, dopo una anno, non sia stata decomposta, nonostante l'umidità a cui sottopongo i contenitori di questi inerti, sia poi maggiore di quella che uso nella coltivazione delle mie piante.
Addirittura alcuni piccoli rametti, di pochi mm di diametro, sono risultati indecomposti al momento del rinvaso di alcune mie piante, io di solito posso anche rinvasare alcune piante dopo tre anni.
Per quel che mi riguarda, praticamente non credo nei terricci miracolosi, tanto più che i coltivatori di professione, quelli che ci vendono le piante non ne usano di particolari, drenanti e a reazione neutra, il che rende la massima disponibilità di tutti gli elementi.
Vorrei capire come si può dare indicazioni per una Escobaria vivipara o un Echinocereus triglochidiatus, che occupano areali estesi più della stessa Italia.
Per ritornare alle nostre piante, spesso sono le condizioni climatiche a stabilire o il successo i l'insuccesso di una specie, anche se poi esistono piante specializzate nel colonizzare particolari areali.
Per concludere, il miglior terriccio, sarà il tuo, quello che troverai nel tuo sperimentare, anche se poi dovrai essere cosciente del fatto che mai potrai vedere dei cespi di Echincereus triglochidiatus o di Copiapoa, di centinaia di corpi come potresti trovare nei luoghi di origine.
In ogni caso, per rispondere all'altra tua domanda, sì, vi sono poi piante che richiedono o una maggiore umidità , come una maggiore disponibilità di nutrienti (terreno più ricco), come anche delle maggiori o minori temperature.
Come vedi non ho insegnamenti, però uno mi permetto di dartelo, osservale le tue piante e piuttosto che parlarci, vedi di "ascoltare", con gli occhi quello che hanno da dirti.
Dante
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