Cactus già disidratati, cosa fare?

Discussione su rinvasi, terricci, innaffiature etc...

Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda nicor11 » 28/11/2012, 18:34

Non è tanto telefonare in Messico per sapere se le piante sono da annaffiare o no quanto vedere quando e se sul nostro balcone, terrazza, serra ci sono le delle condizioni sovrapponibili, a volte anche con una certa dose di fantasia, a quelle in cui le ns piantine ricevono acqua.
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Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda Tom » 28/11/2012, 19:32

Io ci rimedierò un'altra delle mie figuracce ma una in più o una in meno poco cambia....
La mia modestissima cultura botanica mi dice che - nel nostro emisfero - le piante vanno in ripresa vegetativa in primavera ed entrano in stasi grosso modo a metà autunno, si considera anche un certo rallentamento vegetativo nei mesi più caldi di Luglio/Agosto al fine di difendersi dalla siccità tipica dei luoghi d'origine.
Mi pare che i "segnali" interpretati dalle piante siano la temperatura e la durata del fotoperiodo e - salvo a non termoregolare ed a non agire con oscuramenti o illuminazione artificiale, a questi parametri non ci possiamo fare proprio nulla.
Da ciò dovrebbe concludersi che - nelle nostre terre - si bagni più o meno da fine Marzo a fine Ottobre, si riduca in Luglio/Agosto e si sospenda da Novembre a Marzo.
Se nelle terre d'origine negli stessi mesi le stagioni sono diverse, nella mia ignoranza sarei portato a pensare che a noi possa non importarcene nulla, i Cileni seguiranno i ritmi delle loro stagioni - percepiti dalle loro piante - e noi delle nostre stagioni parimenti percepite dalle nostre piante.
Ovviamente se tutto fosse così semplice non saremmo qui a parlare di tabelle di piovosità dei luoghi d'origine quindi sono più che certo che il mio riassunto contenga da qualche parte un buco che mi sfugge e che probabilmente a me sarà oscurato dal fatto che - vivendo a Palermo - il mio migliaio abbondante di cactus e succulente - appartenenti a centinaia di generi e specie di cui ignoro la provenienza geografica - vada praticamente da solo e mi perdoni i miei errori, le mie perdite stanno intorno ad un fisiologico 3-4 per mille annuale e solo su piante di uno/due anni, mai sulle adulte.
Sono pronto ad essere bastonato.... :Stuc:
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Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda bruno » 28/11/2012, 19:56

Premesso che trovo questo post molto interessante, credo che il problema siano le generalizzazioni. Ci sono molte piante, direi la maggior parte per fortuna, che si adattano bene alla coltivazione in vaso ed in cattivitá. Altre che non ne vogliono sapere. Direi che é sempre bene sapere dell'habitat e delle condizioni in cui vivono le nostre piante ma questi dati assumeranno maggiore rilevanza tanto meno certe piante si adattano ai nostri posti o ai nostri metodi.
Anni fa ho cominciato a capire a mie spese che i metodi tradizionali non funzionano ad esempio con gli echinomastus ed i pediocactus, nel tempo mi sono convinto che non riusciró mai con i pedio e gli sclero semplicemente perché qui a roma non riusciró mai a dar loro le temperature invernali basse che loro desiderano.
La conoscenza dei dati di habitat puó sicuramente servire per sperimentare e migliorare nella coltivazione di alcune specie, da questo punto di vista mi ritrovo nelle indicazioni di Marco su Copiapoa, che conosco poco, e pendo dalle sue labbra quando leggo le sue dritte su eriosyce ed eulichnia, che conosco ancora di meno :wink: :)
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Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda cmr » 28/11/2012, 20:27

Forse è un mio limite, ma sapere che in una zona desertica non piove (e lo si dovrebbe sapere dalle scuole elementari!), e se piove butta 4 millimetri d’acqua (equivalenti a 4 litri distribuiti su un metro quadro di terreno: in pratica quando le nostre mamme bagnavano le camice per stirarle, usavano più acqua!), calcolati in base ad una media pluridecennale, non penso possa interessarmi o farmi adottare metodi di coltivazione particolari. O, peggio, potrebbe consigliare di non bagnare mai, come tante volte si sente in giro.
Nel particolare del grafico in questione, se l’intensità massima di precipitazioni sono concentrate nel periodo invernale, su che base affermare che “… con quei dati direi che converrebbe bagnarla quando ci sono temperature similari come in autunno o a fine inverno inizio primavera….”?
Non indica questo la tabella e, comunque, in autunno e primavera le temperature sono più alte che in inverno!
E non disturbiamo il fotoperiodo, perche in zone tropicali e equatoriali è quasi nullo.
E non abbiamo tenuto conto della famosa “camanchaca” che quasi quotidianamente inumidisce suolo e piante senza venir rilevata dai pluviometri.
Immaginatevi di analizzare le tabelle pluviometriche di Aloe arborescens che ha un areale vasto quasi quanto l'Italia!
Ma usare un po’ di esperienza, un po’ di pratica, fare tesoro dei propri errori, in una parola “osservare” meglio le nostre piante, “viverle” più direttamente, e, non ultima, abbeverarsi alla cultura degli anziani (che non usano tabelle e tablet), è così difficile?
Certo, in casi estremi (Pediocactus o Austrocactus, tanto per andare da un estremo all’altro) saperne di più sulle condizioni climatiche sicuramente aiuta, ma per tutto il resto….
Se proprio si dovesse decidere di togliere spazio dalla rivista per inserire queste tabelle, spero queste vengano inserite nel “collage” elettronico.
Carlo.
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Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda nicor11 » 29/11/2012, 12:40

Per Tom il problema è le cactacee in generali sono piante molto adattabili che vivono in ambienti con un clima all'incirca similare e quindi con un metodo di coltivazione standard si riescono a coltivare con successo, ma per alcune non è possibile. Prendiamo una non cactacea nessuno si stupisce del fatto che molti Pelargonium vegetino da Agosto a Maggio e se uno li vuole coltivare o li bagni in quel periodo oppure stentano molto se non muoiono, quindi secondo me la conoscenza del clima di origine della pianta è importante. L'esempio dato da Marco su Copiapoa è forse un po' estremo perchè dove queste piante vivono la piovosità è pressochè nulla e ci sono le nebbie che in parte sopperiscono alle scarsissime piogge che sono concentrate durante l'inverno. Secondo me, ma è solo una mia elucubrazione, anche le nebbie più fitte e cariche di umidità ci sarannno in questo periodo. Poi visto che è importantissimo osservare le proprie piante devo dire che adesso le uniche piante che stanno crescendo in questo momento sono le Copiapoa. Poi probabilmente visto proprio il luogo infernale dove si arrabattano a vivere sono piante che si adattano a riceve acqua quando capita, ma se molti coltivatori di questo genere notano che la mortalità di queste piante si concentra nella stagione più calda, dove normalmente si annaffia, qualche dubbio potrebbe sorgere. Per Carlo come avrei fatto a dire quando bagnare le Copiapoa basta vedere la tabella e vedere i picchi umidità sono quando le temp minime sono sui 8-10°c e le Max sui 20°c e quando dove tieni le piante puoi supporre che queste temp verranno mantenute per un po' di giorni bagni. Sul fatto che bisogni abbeverarsi alla saggezza dei coltivatori anziani è vero ma bisogna anche provare e sperimentare, sopratutto se ti metti a coltivare specie il cui unico consiglio, forse giusto e assennato è innestale...
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Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda Tom » 29/11/2012, 13:17

nicor11 ha scritto:....Prendiamo una non cactacea nessuno si stupisce del fatto che molti Pelargonium vegetino da Agosto a Maggio e se uno li vuole coltivare o li bagni in quel periodo oppure stentano molto se non muoiono.....

Permettimi prima quella che vuole essere soltanto una battuta divertente e priva di ogni volontà di ironia.
Meno male che i miei Pelargonium sono di quelli che si bagnano in primavera/estate, altrimenti avrei avuto una catastrofe :lol:

P1010003.JPG

nicor11 ha scritto:.... devo dire che adesso le uniche piante che stanno crescendo in questo momento sono le Copiapoa.....

Qua invece torno alla massima serietà.... Dici che devo dar acqua adesso alle Copiapoa? Oggi qui stiamo sui 18 °C, stanotte c'erano circa 14 °C.
Tieni conto che da fine Ottobre io non bagno più nulla salvo le Ascle in fioritura, io ti prendo in parola, eh?
Grazie.
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Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda nicor11 » 29/11/2012, 13:32

Infatti per prevenire la battuta ho scritto "molti" :wink: ... Sulle Copiapoa, che coltivo in pochissimi esemplari, seguo quello che ha detto Marco. Ti dico cosa farei io, proveri a dare un goccino di acqua a qualcuna e vedrei cosa capita...
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Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda giovangi » 29/11/2012, 13:48

La mia Copiapoa columna-alba (di circa 5 cm) è giusto stata annaffiata questa notte, e qui le temperature non sono quelle di Tom.

Il vento ha strappato via un pezzo della parte bassa della plastica della copertura, e la pioggia a vento ha fatto il resto, stamattina ho spostato un po' la pianta e salvo altri cedimenti ora dovrebbe essere riparata.

Vedremo cosa succede.
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Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda nicor11 » 29/11/2012, 14:05

Esperimenti in diretta!!! Facci sapere!!! io avrei provato a dare acqua alle mie ma da me fa già un po' troppo freddino ed è sempre nuvoloso.
Saluti
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Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda Mariangela » 29/11/2012, 15:22

Faccio prima una premessa, così forse si capirà meglio quello che intendo dire. Opinione personale, naturalmente, che non deve essere presa sul serio e, soprattutto, non deve offendere nessuno. :)
Premetto che io credo, come Tom e Carlo, che sono le piante che si devono adattare ai nostri ambienti e non noi che dobbiamo adattare i nostri ambienti alla piante. Ma, ho visto, in giro, troppi "cadaveri" dovuti proprio alla scarsa conoscenza della loro origine, per non dar ragione anche a Marco e Nicola. Non si può cercare di far crescere per forza qualcosa che da noi non vuole crescere perchè l'ambiente artificiale è troppo differente da quello originale. Si può, però, conoscendo, evitare errori grossolani e cercare di creare condizioni migliori. Parlo, ad esempio dei Pediocactus, che stanno certamente meglio su una mia montagna piuttosto che a Roma. Parlo delle specie a crescita invernale, che non c'è proprio verso di trasformare in estive. Credo perciò che non si farebbe un danno se si fornissero maggiori informazioni sull'ambiente. Possiamo pensare che sia "scontato" che ad Atacama non piova, ma, credetemi, ci sono un sacco di persone che non conoscono affatto quello che per noi è scontato. Certo è probabile che queste persone non siano ne' lettori di libri, ne' lettori della nostra rivista. :(
Concludo, io non credo che sarebbe spazio sprecato pubblicare un riquadrino con dei dati d'habitat. Soprattutto non credo che sia "inutile" parlarne qui, dove lo spazio si spreca!

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Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda nicor11 » 29/11/2012, 15:32

Secondo me hai ragione sul fatto che alcuni dati di habitat in un riquadro non credo facciano morire nessuno ne tolgano poi chissà quanto spazio... Ma possono dare info interessanti, fosse anche solo far capire perchè quel tipo di pianta da noi non fa fortuna...
Saluti
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Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda Tom » 29/11/2012, 16:54

nicor11 ha scritto:Esperimenti in diretta!!! Facci sapere!!! io avrei provato a dare acqua alle mie ma da me fa già un po' troppo freddino ed è sempre nuvoloso.

Anche se il tuo messaggio era diretto a Giovanni, raccolgo la "sfida"....
Ecco le mie Copiapoa fotografate poco fa, le piccoline in vasetti da 5 sono semine del 2011 e la hypogea, vasetto da 8, l'ho acquistata sempre nel 2011 ma non saprei identificarne l'età.

CopiapoaCinerea.jpg
Cinerea


CopiapoaCinereaAlbispina.jpg
Cinerea albispina


CopiapoaRupestrisDesertorum.jpg
Rupestris desertorun


CopiapoaHypogea.jpg
Hypogea

In terrazzo c'erano 17 °C, tutte stanno riparate dalla pioggia e, attraverso una parete in policarbonato da 10 mm., ricevono sole filtrato circa dalle 9 alle 11 e poi luce in abbondanza dall'alba al tramonto.
Ho somministrato esattamente 10 ml. di acqua piovana alla Hypogea e 6 ml. alle altre quattro (questo perchè avevo parlato criticamente di "laboratorio") .... :x :D
A questo punto pendo dalle tue labbra, attendo suggerimenti su come comportarmi da ora in poi....
Ehhhmmmmm, aggiungo - in ultimo - una mia foto fatta con l'autoscatto, ero in controluce e si vede soltanto la sagoma nera ma.... a buon intenditor.... :sgrunt2:

CopiapoaVindicator.jpg
Copiapoa's siculum vindicator
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Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda Mariangela » 29/11/2012, 17:36

Credo di avervene già parlato, ma ripeto. Syrbe, noto e primo serio vivaista italiano, coltivava le Copiapoa all'aperto, in un campo, in Sardegna, estate ed inverno. Raramente l'ho visto bagnare d'estate e, ancor più raramente, ho visto la pioggia cadere in estate. D'inverno, invece, pioveva (piove ancora, credo, nonostante le ultime stranezze), le piante si bagnavano, ma l'estate successiva io le trovavo sempre tutte lì.

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Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda nicor11 » 29/11/2012, 17:43

In realtà, come ho già detto, è a marco che devi chiedere le tempistiche ma a occhio ti direi una volta la mese cercando di vedere dal meteo che ci sia una settimana di bel tempo. Aspetto con ansia gli esiti....Bello il tuo ritratto :D :D :D :D
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Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda Lele » 29/11/2012, 20:44

Lancio il sasso e nascondo la mano:
Sempre sul libro di Grahams, viene scritto che la poca pioggia che cade è molto poco utilizzabile, in quanto il più delle volte scorre via e le piante non riescono a beneficiarne a modo. Piuttosto, c'è da ricordare che ogni notte inizia ad alzarsi la nebbia per poi diradarsi a tarda mattinata.

Io personalmente, terrò da parte qualche copiapoia da seme per tenerle in condizioni estreme come le parenti in habitat. Nebulizzandole ogni sera bagnando il terreno superficiale, ogni volta che posso. E poi si vedrà cosa ne esce. Acqua quasi abbondante 1-2 volte all'anno. Ovvio che è solo un mio esperimento, per soddisfare una mia curiosità.
Il Gabriele Simone

Una buona approssimazione del termine "sito" ---> http://maremmacactus.altervista.org/
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Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda Tom » 29/11/2012, 21:34

Lele ha scritto:Lancio il sasso e nascondo la mano.....

Io lo lancio e, a seguire, urlo e dò di matto ..... :evil:
Ma se appena si parla di umidità atmosferica partono gli strali che ti colpevolizzano perchè fai ammalare le tue piante di fungosi varie!
Non si fa altro che raccomandare la massima ventilazione per evitare ristagni di umidità ambiente, adesso mi pare - anche se limitatamente alle Copiapoa - che si stia dicendo l'esatto contrario.
Ma non potevo appassionarmi all'hobby delle piante di plastica??? :wall:
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Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda giovangi » 29/11/2012, 21:48

Tom credo che Lele parlando di condizioni estreme si riferisse a tutt'altro che scarsa ventilazione e ristagno di umidità.

Lele ma quanti esperimenti hai "in cantiere"? :)
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Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda Tom » 29/11/2012, 21:59

giovangi ha scritto:Tom credo che Lele parlando di condizioni estreme si riferisse a tutt'altro che scarsa ventilazione e ristagno di umidità.

Scusa, Giovanni, ma parlare di dense nebbie e pensare di spruzzare di sera in periodo autunnale non ti pare che equivalga ad un ristagno di umidità ambientale?
Forse non ho capito..... :?
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Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda giovangi » 30/11/2012, 0:42

Credo che si parli di ristagno quando la condizione di umiditá persiste in modo costante nel tempo, mentre se da un giorno al successivo si asciuga tutto perfettamente (preferibilmente per parecchie ore, tipo già dal mattino) dovrebbe essere un discorso diverso. Io la vedo come un ciclo asciutto/bagnato (o forse sarebbe meglio dire asciutto/umido) con frequenza molto alta. Ma è solo l'idea che mi sono fatto e che metto comunque certamente in discussione.

Ciao :)
Giovanni.
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Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda marcogiani » 30/11/2012, 2:31

pensavo di abbandonare la discussione perchè mi sembrava che prevalesse in modo schiacciante lo scetticismo, ma il conforto di Bruno, Nicola e Mariangela, l’avvio delle sperimentazioni di Giovanni e Tom di cui attendo i risultati, nonostante la minaccia delle fucilate del vendicatore siculo, mi danno il coraggio di scrivere queste molte parole sulle mie esperienze.

ho cominciato a interessarmi alle notizie sul clima non per uno sfizio o per la ricerca ossessiva di far vivere le piante in condizioni identiche a quelle di habitat, quelle sono uniche e irripetibili almeno dove abito io, nella fascia collinare tra pianura padana e prealpi varesine. magari qualitativamente quelle della fascia tirrenica, parte di quella adriatica, sud e isole, possono essere più simili, per via della presenza del sole, del mare e della circolazione d’aria, anche se caratterizzate da temperature estive e quantità di pioggia molto elevate rispetto alla fascia costiera del deserto di Atacama, e moltissime cactacee possono essere coltivate all’aperto o con leggere protezioni, anche in piena terra.
dalle mie parti per coltivare cactacee non resistenti al gelo, è necessario avere una serra, o una veranda sul balcone, comunque un ambiente protetto. io ho una serra, da me costruita 25 anni fa, parzialmente interrata, esposta a sud ben protetta dai venti da nord, in ferro e vetro con molte aperture anche sulla copertura, la cui dotazione è costituita da un termometro di massima e minima, due ventole da frigorifero funzionanti quando la serra è chiusa, una stufetta a gas regolata al minimo con termostato interno che accendo da dicembre a febbraio, pannelli di policarbonato laterali con telo trasparente in copertura per l’isolamento invernale ed evitare la condensa, una rete ombreggiante al 20% messa sulla copertura da aprile a settembre.
non si può parlare certo di condizioni naturali, ma con una serra e semplici accorgimenti (che hanno anche i loro costi...) posso godere della bellezza di piante che altrimenti secondo le mie condizioni naturali sarebbero destinate a vivere pochi mesi. un piccolo laboratorio? forse si, come può essere un acquario o un terrario, ma solamente con luce naturale, nel senso che riesco ad ottenere un microclima locale favorevole diverso da quello esterno.

ho provato a coltivare di tutto, e tuttora coltivo una varietà di piante, ma in particolare essendo stato punto da queste piantacce cilene, mi sono abbondantemente abbeverato della sapienza di coltivatori anziani che purtroppo non sono più con noi a godere delle nuove fantastiche scoperte, grandi sperimentatori nella coltivazione di quelle piante da freddo che piacciono tanto a Nicola e Bruno, e sviluppatori di tecniche di innesto che si rendevano necessarie, sia per poter moltiplicare e far crescere velocemente le piante, sia per riuscire a farle vivere, data la elevata mortalità di molte specie coltivate sulle proprie radici, per motivi misteriosi (troppa acqua, terreno acido o alcalino, mancanza di nutrimento o troppo azoto, forse è meglio terreno minerale, lapillo o sabbia, uso vasi di plastica o di coccio?...).

una illuminazione mi era già venuta parecchi anni fa quando mi sono ritrovato in pieno inverno alcuni vasi con piante di Copiapoa completamente inzuppati dalle gocce di condensa che fuoriuscivano dal tubo di esalazione della stufa a gas. pensavo che sarebbero marcite come delle zucche, invece si gonfiarono come non mai e si misero a crescere come non avevo mai visto, e dal foro di scolo dei vasi in coccio fuoriuscivano radici bianche in crescita con molti peli assorbenti. le piante erano in perfetta fase di crescita, in pieno inverno coi prati ghiacciati, anche se la eccessiva quantità di acqua unita alla scarsità di luce invernale anche per colpa del cellophane che usavo per incappottare la serra, le ha deformate eccessivamente. che strano, se questo fosse accaduto a un Ariocarpus o un Turbinicarpus, un Astrophytum o una Opuntia, avrebbero potuto marcire o ad andar bene non si sarebbero mosse dal loro stato di riposo.

ho sempre seminato le mie piante perché mi dà molta soddisfazione ed è l’unico modo per riuscire ad avere piante particolari raramente disponibili con dati affidabili, ad un prezzo accessibile, ci vuole una certa dose di pazienza ma è abbondantemente ripagata dai risultati. alcune specie di Copiapoa, come C. solaris o C. serpentisulcata mi hanno sempre dato grandi delusioni e dispiaceri perché già con fatica si trovano semi, poi hanno una bassa germinabilità, una mortalità nelle plantule e nel trapianto, infine arrivata la bella stagione in cui mi attendevo di vederle in crescita, davo una bella innaffiata, e le piante sembravano reagire bene, ma regolarmente dopo alcuni giorni compariva una goccia all’apice della pianta, di colore del tè, che non asciugava col calore del sole ma persisteva all’apice per diversi giorni, e la pianta cambiava colore, diventava marroncina e molle, con le areole che al tatto si staccavano facilmente restando intere e svelando che la pianta era completamente bollita in pochi giorni, e questo succedeva in percentuali importanti, fino a più del 50% ad ogni bagnatura. in seguito ho notato che questo succedeva anche per C. columna alba, C. laui, e molte altre, quasi tutte. per questo non sono mai riuscito ad avere C. solaris e C. serpentisulcata più grandi di 2-3 cm, e per queste specie ho dovuto ricorrere all’innesto. alle piante innestate questo non succede, da qui la mia ipotesi che questo marciume abbia origine nelle radici.
ho ripescato questo vecchio post di Paso: viewtopic.php?f=7&t=21159 , in cui è rappresentato esattamente quello che accade, e diego10 interpretava la malattia come batteriosi. non ho conoscenze in campo di malattie, ma mi ero messo a cercare un fungicida da dare a scopo preventivo perché la malattia è talmente veloce che quando ci si rende conto dell’infezione è ormai troppo tardi, così ho acquistato alcuni barattoli di queste robacce che tuttavia non ho mai avuto il coraggio di utilizzare.

sommando esperienze negative ed osservando i segnali positivi, ho pensato di approfondire la conoscenza del clima in habitat, ma la difficoltà era dove reperire dati sufficientemente precisi per le località dove crescevano le piante, spesso lontane e con clima diverso rispetto alle località capoluogo di cui si trovano i dati nei siti meteo. ringrazio ancora Gymno per avermi consigliato di scaricare il software gratuito Diva-Gis, un po’ complicato inizialmente ma ci si fa l’abitudine, con cui si possono ricavare dati in prossimità delle località desiderate.

la rivelazione è arrivata subito come una luce, e un esempio è la tabella di Paposo, così ho cominciato la sperimentazione acquistando un piccolo innaffiatoio da 1 litro, con il quale davo poche gocce d’acqua alle piante che vedevo raggrinzite durante il periodo invernale, umido nella tabella, notando che bastava una piccolissima quantità d’acqua per avere risultati superiori a quelli di una abbondante bagnatura estiva, in termini di rigonfiamento della pianta. infatti mi capitava spesso di notare che durante l’estate le piante non rispondevano affatto alle innaffiature, quando non morivano. dopo una decina d’anni di sperimentazione ora ho raggiunto uno standard costituito da una innaffiatura corposa ad inizio ottobre, una passata leggera a metà novembre (con doccino effetto camanchaca), eventualmente anche a dicembre, qualche goccia a febbraio, e una o due corpose tra marzo e aprile, sempreché ad aprile non arrivino le alte temperature che possono già uccidere. tra le innaffiature ci deve sempre essere un mesetto asciutto anche per valutare bene la risposta della pianta. ad aprile metto l’ombreggiante sulla copertura, per limitare le temperature, oltre ai raggi micidiali del sole primaverile che provoca facilmente scottature. a questo punto le piante devono essere abbastanza gonfie per poter crescere, fiorire e superare l’estate, fino a quando le temperature non si saranno abbassate di nuovo, ai primi di ottobre. non si dovrà allora avere nessuna pietà e non dare acqua per nessuna ragione se non si vogliono avere dei dispiaceri. durante tutto l’anno le mie piante non prendono una goccia di pioggia, troppo rischioso dalle mie parti.

questo standard ovviamente vale per il mio clima, io comunque come già detto tengo come riferimento per le bagnature le temperature inferiori ai 15°C di minima e 25-27°C di massima, innaffiando solo se sono verificate entrambe, sempreché non siano previsti innalzamenti nei giorni seguenti (attenzione perché si sa che le previsioni spesso sono sbagliate). un discorso a parte vale per le piccole piante da seme, da tenere in posizione più ombreggiata ed al fresco.
i risultati di questo cambio di “regime” sono perdite quasi nulle, anche tra le amate C. solaris e C. serpentisulcata non più innestate, piante più belle e di aspetto naturale, allargate e non allungate, con una cera più spessa imbiancata, ed anche più fiorifere. cosa posso desiderare di più?

si può provare con poche piante anche di scarso valore, e spero che chi voglia fare queste sperimentazioni ne abbia soddisfazioni come ne ho avute io e che li riporti nella discussione anche perché sarebbe interessante vedere come variano i risultati nelle varie zone di Italia-Atacama.

Lele, non credo che sia il caso di esagerare con la camanchaca, poche sono le Copiapoa che vivono nella fascia di nebbia che in genere comincia tra i 400-600 m di quota, dove sono più presenti le Eulychnia e i Trichocereus, e spesso arriva anche d'estate. in generale sulla costa non scende l’umidità ed il cielo è nuvoloso, sotto la nebbia.
purtroppo sono in grado di tediarvi solo con il clima e le piante cilene, ma ovviamente l’approccio può essere esteso a tutte le piante che troviamo di difficile coltivazione e vogliamo provare a coltivare.

1565 parole.

Marco
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Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda Tom » 30/11/2012, 6:52

marcogiani ha scritto:pensavo di abbandonare la discussione perchè mi sembrava che prevalesse in modo schiacciante lo scetticismo, ma il conforto di Bruno, Nicola e Mariangela, l’avvio delle sperimentazioni di Giovanni e Tom di cui attendo i risultati, nonostante la minaccia delle fucilate del vendicatore siculo, mi danno il coraggio di scrivere queste molte parole sulle mie esperienze. Marco

Da parte mia un sentito "grazie" per le tue 1565 parole, le esperienze condivise servono sempre moltissimo.
Comprenderai con quanta preoccupazione io mi stia accingendo a questa sperimentazione, soprattutto perchè nel 2011 ho seguito - senza accusare problemi - i miei cicli standard (bagnature da Marzo a Ottobre) ed anche perchè di Copiapoa non ho decine di esemplari ma soltanto uno-due per specie ed un fallimento mi dispiacerebbe veramente tanto.
Non appena farà giorno, comunque, andrò in terrazzo, da qualche parte dovrebbero esserci delle Copiapoa tenuissima di cui mi ero dimenticato e... 10 ml. di acqua piovana li avranno anch'esse :!: :x :?:
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Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda nicor11 » 30/11/2012, 7:34

Marco ancora un grandissimo grazie, per la tua esperienza!!!
Per Tom secondo me il problema, almeno per me, non è tanto bagnare adesso quanto, nel mezzo del caldo e dell'estate, non bagnare...perchè la tentazione è veramente forte...
Saluti
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Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda Tom » 30/11/2012, 8:30

nicor11 ha scritto:Marco ancora un grandissimo grazie, per la tua esperienza!!!
Per Tom secondo me il problema, almeno per me, non è tanto bagnare adesso quanto, nel mezzo del caldo e dell'estate, non bagnare...perchè la tentazione è veramente forte...

Ancòra non sono andato in terrazzo per bagnare le tenuissima e confesso di essere in preda alla confusione più nera....
Qua in Luglio/Agosto stiamo ad almeno 30 °C all'ombra e - tra circa 1.200 vasetti/vasi/vasoni - l'unico esemplare che ha dato chiari segni di arresto vegetativo è stato un Astrophytum asterias per il quale si è parlato - nel Forum - del noto Astro "a tortellino" di cui ha scritto il Lodi.
Confesso che soltanto a questo esemplare ho ridotto (ma non sospeso) le irrigazioni e che tutti i restanti circa 1.199 vasi - Copiapoa incluse - hanno ricevuto settimanalmente abbondanti irrigazioni sino a fine Settembre per passare poi a frequenza quindicinale in Ottobre e sospensione da Novembre.
Aggiungo che - stranamente - questo comportamento "a tortellino" non lo hanno avuto i circa 200 restanti Astro ai quali ho continuato a dare acqua settimanalmente ed in abbondanza.
Mi pare opportuno citare che la mia formula di substrato prevede circa il 20-30% di organico, circa il 30-35% di lapillo con poca pomice e circa il 30-35% di polistirolo espanso grattugiato, il risultato è un miscuglio drenantissimo che si asciuga in un paio di giorni.
Le piante non succulente - in Luglio/Agosto - ancorchè tenute in comune terriccio universale, devo bagnarle ogni giorno, se non lo faccio danno chiari segni di sofferenza con foglie penzolanti per disidratazione.
Sulla base della coscienza di non possedere una adeguata cultura botanica (ho letto pochissimo, non sono interessato agli aspetti geografici, areali, etc...) io sto prendendo per buone le info che vengono da chi mostra di avere competenze ben maggiori delle mie solo che, capirai.... non è facile disporsi a fare l'esatto contrario di quanto fatto durante la scorsa estate...
Mi sa che attendo domani prima di bagnare le tenuissima..... vediamo un po' cosa sarà scritto oggi..... :lol:
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Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda nicor11 » 30/11/2012, 9:50

Due domande per Marco, visto che questo topic ha avuto l'effetto collaterale di farmi di nuovo saltar fuori l'interesse per le cilene, Ma le Eriosyce aurata in senso lato, che dalle poche info che ho sembrano anche loro avere dei problemi di coltivazione sopratutto quando raggiungono una cera grandezza, come si dovrebbero irrigare? E poi le Copiapoa quando sarebbe più opportuno rinvasarle?
Per Tom ti dico da me dove fa molto meno caldo che da te qualche pianta col caldo a nanna è andata, oltre agli sclero ed ai pediocactus, il Ferocactus macrodiscus, le Copiapoa, l'Eriosyce napina ed alcuni Echinocereus, Io però sono anche abbastanza cattivello infatti sono in una composta al 90% inerte e d'estate bagno ogni 15gg. E' ovvio che anche io le nopn succulente le dovevo bagnare tutti giorni...
Grazie
Saluti
NiCoLa
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Re: Cactus già disidratati, cosa fare?

Messaggioda giovangi » 30/11/2012, 11:32

Voglio ringraziare Mariangela per averci "portato" Marco in questa discussione e ulteriormente Marco prima per essere entrato garbatamente nell'argomento facendo anche da collante tra ciò che sembrava andare OT e la domanda originale, poi per aver condiviso con noi tanta esperienza e tante informazioni dettagliate :)

La mia C. columna-alba ieri sera sembrava già asciutta, evidentemente il substrato si era bagnato solo superficialmente.
L'Eriosyce che ho annaffiato io forse si è un po' reidratata, non riesco molto a valutarlo, disidratata com'era non è che con una bagnatura poteva perdere le grinze, comunque anche nel suo caso il substrato si è asciugato rapidamente (sono stati giorni ventosi, tanto da fare dei danni).
Giovanni.
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